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mercoledì 29 settembre 2010




Come assemblea degli studenti dell'Università di Venezia, abbiamo indetto per il giorno 5 ottobre alle ore 9.00 presso il piazzale della stazione FS Santa Lucia di Venezia, una manifestazione aperta a tutti coloro che hanno a cuore il futuro dell'università pubblica.


Di fronte alle politiche d'attacco al diritto allo studio, di fronte ai tagli indiscriminati che colpiscono la ricerca e quindi la formazione, gli studenti si mobilitano.


Per l'Università italiana si prospetta uno scenario fatto di decadimento della qualità didattica, di crollo delle iscrizioni, di generale appiattimento culturale, in un momento storico in cui, più che mai, la formazione e la ricerca sono fondamentale strumento critico di superamento della crisi stessa. 

 
La situazione attuale degli atenei italiani, con la paventata legittimazione del Ddl Gelmini, si troverà di fronte ad una rapida discesa verso la fine dell'Università, intesa come ambito di ricerca, sviluppo, conoscenza, di proliferazione di idee critiche, di menti aperte e libere.
Le tappe verso questa mercificazione del sapere sono, per noi studenti, chiare.


La reale privatizzazione delle università è vicina. Infatti il Ddl Gelmini prevede che i Cda degli Atenei assorbano gran parte dei poteri deliberativi, e siano per lo più di nomina rettorale prevedendo un minimo del 40% di enti esterni (per la maggior parte privati) con una drastica riduzione della rappresentanza studentesca.


La guerra dichiarata dal governo all'intelligenza ed alla cultura nel nostro paese viene mascherata da “riduzione degli sprechi” e “razionalizzazione delle risorse”, ma si traduce solo in tagli indiscriminati alla ricerca, ovvero a ciò che rende viva e vivace la formazione universitaria, condannando i ricercatori ad un futuro di precarietà se non alla totale espulsione. Ogni università con la “riforma” Gelmini è oggi una possibile Pomigliano, e per questo, anche nell'Ateneo veneziano, gran parte dei ricercatori protestano sospendendo la didattica, attività non prevista dal loro contratto, ma su cui poggia l'intera attività universitaria.


Lo sfregio prodotto da tali politiche anticulturalidi di Tremonti ancor prima della Gelmini è palpabile non solo da ricercatori e studenti ma anche dalle famiglie che in pochi anni faticheranno a garantire un supporto economico per la formazione dei propri figli, che per di più subiscono anche nel mondo lavorativo la condizione del precariato avendo sempre meno garanzie contrattuali. Le tasse stanno aumentando di anno in anno arrivando a quasi il doppio nell' arco di cinque anni. 

 
Parallelamente gli studenti soffrono l'accorpamento e quindi la riduzione dei corsi che si traduce in una sempre più scarsa offerta formativa, ed una mancanza di un percorso di studi coerente ed unitario. Alcuni corsi di laurea di fondamentale importanza, vengo chiusi, vedasi l'esempio di scienze dei materiali. 


In aggiunta l'anno accademico si è drasticamente ridotto, il periodo di preparazione e svolgimento degli esami da 3 settimane si è ristretto ad una settimana, la sessione di laurea di marzo/ aprile è stata anticipata di due mesi, con grossi disagi e corse contro il tempo nella preparazione della tesi e degli ultimi esami. 

 
Contro l'aziendalizzazione dell'università, contro i tagli alla ricerca, contro l'aumento delle spese , per una formazione libera, per un' università pubblica, democratica ed accessibile a tutti.

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